Mi ripetevano «Solo 1 su un milione può farcela», poi ho abbattuto le barriere dello scetticismo

abbattere le barriere

Nell’atmosfera cupa del 2007, in una notte trascorsa a navigare nei meandri della rete, ebbi un’illuminazione. Sentivo che la mia vita era giunta a un punto fermo. Avevo dedicato la mia esistenza a una professione che richiedeva sacrifici enormi, dedicandole ore interminabili, energie e dedizione. Tuttavia, nonostante il mio impegno, i risultati erano scarsi, non commisurati al tempo e all’energia spesi. C’era un senso di stasi, una mancanza di progresso che mi faceva sentire come se stessi trascinando i piedi in una palude di insoddisfazione.

Ero affamato di cambiamento, desideroso di dare un senso di direzione alla mia vita. Avevo bisogno di nuove idee, di un guizzo che mi aiutasse a rompere i confini della mia esistenza e a scoprire nuove prospettive. Cercavo una spinta, un qualcosa che mi aiutasse a uscire dal guado, un qualcosa che mi catapultasse in un futuro più promettente.

Stavo esplorando il caleidoscopico mondo del web, questo mondo sconfinato e in continuo cambiamento, quando incappai in un’idea rivoluzionaria: l’avvento dei blog e le opportunità di guadagno che potevano derivarne. L’idea mi affascinò immediatamente, suscitando in me un interesse che mai avrei pensato potesse essere evocato da un mero concetto.

Era come se una fiamma si fosse accesa dentro di me, un bagliore di entusiasmo che non potevo ignorare. Questa era la possibilità che cercavo, l’occasione di cambiamento che avevo tanto desiderato. Mi resi conto che l’universo del blogging poteva rappresentare non solo un nuovo capitolo della mia vita professionale, ma anche un modo per realizzare un cambiamento significativo, per uscire dal guado in cui mi sentivo intrappolato. E con questo pensiero, con questa speranza ardente, decisi di affrontare la sfida.

Un altro aspetto dell’idea che mi allettava era la prospettiva di lavorare dal comfort della mia casa. L’immagine di me, rilassato in pantofole, seduto davanti al computer in un angolo accogliente della mia abitazione, non faceva altro che alimentare il mio entusiasmo. La visione di sfruttare le comodità dell’ambiente domestico, di eliminare i tempi di spostamento e di gestire liberamente il mio orario, mi appariva come un quadro di libertà che non avevo mai sperimentato prima. E il fatto che, nonostante tutto questo, avessi comunque la possibilità di creare ricchezza, di generare reddito e guadagni, mi dava una sensazione di euforia.

Galvanizzato da questo scenario promettente, non vedevo l’ora di condividere la mia scoperta con un mio caro amico. Era come se avessi trovato un tesoro e desiderassi mostrarglielo, sperando di infondere in lui lo stesso brivido di eccitazione che sentivo pulsare nelle mie vene. Così, con un sorriso di anticipazione, gli raccontai tutto.

La sua reazione, però, fu uno schiaffo alla mia euforia. Con uno scetticismo amaro, cercò di distruggere la mia eccitazione, minimizzando le mie aspirazioni come se fossero semplici favole per bambini, illusioni prive di fondamento destinate a sfaldarsi sotto il peso della realtà. Secondo lui, le storie di successo in rete erano rarissime, una su un milione, e non riflettevano la realtà cruda di chi, nella gran parte dei casi, era destinato a fallire. Nonostante tutto, rimasi fermo sulla mia posizione, deciso a non lasciarmi scoraggiare dalle sue parole di dubbio.

Non gli diedi ascolto, sentendo dentro di me un grido di ribellione verso l’idea di arrendermi prima ancora di aver provato. Sentivo che le possibilità erano infinite, che il successo era alla mia portata, e che tutto ciò che mi serviva era il coraggio di esplorare questa nuova frontiera.

Nel corso dei successivi sei mesi, mi immersi completamente nel vasto universo dei blog, diventando un discepolo di questo nuovo mondo digitale. Imparare, studiare e creare divennero il mio mantra quotidiano. Ero come un naufrago in un oceano di conoscenza, ansioso di assorbire tutto ciò che potevo per rimanere a galla e, infine, navigare verso qualche risultato soddisfacente.

Questo periodo fu intenso, pieno di lunghi giorni e notti insonni trascorse a scrutare lo schermo del computer, a leggere libri, articoli, post di blog, e a seguire corsi online. Ma non sentivo fatica, perché mi piaceva quello che stavo facendo.

Mi nutrivo di ogni pezzo di informazione che potevo trovare, cercando di decifrare il codice nascosto dietro le storie di successo che stavo leggendo. Guardavo dirette, partecipavo a convegni, webinar, interviste, immergendomi sempre più in questa nuova cultura digitale.

Ogni giorno era una sfida, un mix di entusiasmo e fatica, di frustrazione e successi. Ma nonostante le difficoltà, c’era un’energia che mi spingeva avanti, una forza pazzesca che non mi lasciava arrendere. Ero determinato a creare il mio spazio virtuale, a far sentire la mia voce in questo mondo digitale in continua espansione.

Con il tempo, cominciai a vedere i frutti del mio duro lavoro. Una delle mie iniziative più gratificanti fu scrivere un eBook. Era un concentrato di tutto ciò che avevo imparato nel mio viaggio, un compendio di saggezza raccolto lungo il cammino, applicato alla nicchia dei disegnatori. Decisi di metterlo in vendita, e per promuoverlo lanciai una campagna AdWords.

Ogni giorno, come un orologio, vedevo uno o due acquisti del mio prodotto. Poteva sembrare poco, ma ogni vendita significava 72 € di incassi. E con due vendite al giorno, erano mediamente 140 € di incassi che, seppur modesti, iniziavano a costituire una fonte di reddito considerevole, una corrente costante che gonfiava progressivamente le mie entrate. 

Nel frattempo, il mio blog continuava a crescere in popolarità. Il mio spazio virtuale, nato dalla passione e dall’interesse, stava guadagnando un pubblico sempre più ampio. Sembrava che ogni giorno nuove persone scoprissero il mio lavoro, apprezzando gli sforzi che avevo messo nel creare contenuti significativi.

E a un certo punto, quasi incredibilmente, iniziai a realizzare profitti superiori a quelli della mia precedente professione di consulente del lavoro. Era come se stessi vivendo un sogno, un sogno che si stava lentamente trasformando in realtà. 

A dispetto di tutte le previsioni, di tutte le voci scettiche, stavo costruendo un piccolo successo con le mie mani, dal nulla. Stavo dando forma a un percorso che molti ritenevano impossibile, eppure era lì, concreto e tangibile come mai avrei immaginato.

Compresi allora che questo era il mio percorso, che avevo finalmente trovato la mia strada. Con una determinazione rinnovata, decisi di abbandonare definitivamente la mia vecchia professione. Era giunto il momento di immergermi completamente in questa nuova avventura, di dare tutto me stesso a questo progetto che avevo creato dal nulla e che ora stava diventando il centro della mia vita.

Ora, a 16 anni di distanza da quella notte fatidica, mi trovo a guardare indietro con un senso di gratitudine e ammirazione per il percorso che ho intrapreso. Nonostante le voci scettiche che cercavano di sminuire i miei sogni e ambizioni, ho avuto il coraggio di seguire la mia passione, di dare voce alle mie aspirazioni, di fidarmi delle mie capacità. Ho cambiato la mia vita, e non solo. Ho anche potuto regalare alla mia famiglia un’esistenza di comfort e sicurezza, lontana dai timori e dalle preoccupazioni che affliggono tante persone.

Ma vorrei sottolineare una cosa importante. Il successo che ho ottenuto non si riduce semplicemente a una questione di denaro. Si tratta, in realtà, di una questione di libertà. Una libertà che, durante la pandemia, quando il mondo intero era rinchiuso e terrorizzato, ha assunto un sapore ancora più dolce e prezioso. Mentre il mondo esterno era sconvolto dall’isteria e dalla paura, io ho potuto continuare a lavorare dal comfort della mia casa, in pantofole, senza la necessità di confrontarmi con il caos esterno. Questa libertà mi ha reso quel periodo molto più gestibile e meno stressante di come lo hanno vissuto milioni di lavoratori ‘scettici’.

Ma la libertà di cui parlo è anche la libertà di scelta. La libertà di decidere cosa fare, come farlo, e se farlo affatto. Durante la pandemia, molti non hanno avuto la possibilità di scegliere, sono stati costretti a fare cose, tipo le vaccinazioni, che non avrebbero mai scelto in circostanze normali.

Rimango quindi a riflettere: sarò stato io quell’uno su un milione di cui parlava il mio amico? Oppure, più probabilmente, ho semplicemente dimostrato che il pessimismo e le credenze limitanti possono imprigionare le persone in una vita di insoddisfazione e infelicità? 

La verità, come mi piace pensare, è che non dobbiamo necessariamente essere quell’uno su un milione per ottenere il successo. Quello che ci serve, spesso, è solo il coraggio di accogliere le opportunità che la vita ci offre, la fiducia in noi stessi per osare un nuovo percorso, e la volontà di trasformare il corso della nostra esistenza.

2 Commenti

  1. Rosanna

    Il tuo amico si era focalizzato sul soggetto sbagliato, ” tutti coloro che non ce l’hanno fatta” .
    Avrebbe dovuto invece focalizzarsi sull’unico che aveva avuto successo.

    Siamo circondati da persone incastrate nel concetto del “lavoro spacca schiena” ,
    ma chi vola con la mente può zavorrarli a terra e proseguire determinato per la sua strada.

    Buona vita caro Carlo.

    Rispondi
  2. annalisa bartalucci

    Sempre emozionante rileggere la tua storia…
    Le tue parole rinnovano in me… La forza di perseverare…

    A presto Carlo🌸

    Rispondi

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