Perché scrivo di notte

scrivo di notte

Vivo in cima a una collina, immerso tra filari di alberi e vasti campi di grano che ondeggiano sotto il soffio del vento. I miei vicini sono sparsi, ciascuno a una distanza di almeno un chilometro dalla mia dimora, tra agriturismi antichi, castelli storici e aziende agricole laboriose. Nonostante la loro lontananza, la mia vita notturna (scrivo di notte) non è passata inosservata fin dal mio arrivo in questa nuova residenza. La mia veranda, illuminata da luci calde e accoglienti, emerge come un faro nel buio profondo che avvolge San Vittorino di Gubbio nelle ore notturne, diventando un punto di riferimento visibile da grande distanza.

La consapevolezza di questa mia abitudine è stata confermata dai vicini durante i nostri incontri casuali vicino ai bidoni della spazzatura del quartiere, dove solitamente ci si scambia convenevoli e chiacchiere spensierate. Tra una battuta amichevole e l’altra, alcuni di loro hanno commentato l’atmosfera incantevole della mia tenuta illuminata, facendomi complimenti con frasi come “bella la tua tenuta illuminata di notte”.

La notte è il mio tempo prediletto per lavorare.

E il mio lavoro è scrivere.

La tranquillità e il silenzio di queste ore mi permettono di concentrarmi senza distrazioni, rendendomi impossibile adattarmi a una routine più convenzionale. 

Le teorie promosse dai guru motivazionali nei loro corsi, che glorificano il gesto di alzarsi presto, elogiando il mattino come il momento più produttivo della giornata, non trovano riscontro nella mia esperienza personale. Questi concetti, sebbene possano ispirare euforia e un senso di superiorità in molti, semplicemente non si applicano al mio stile di vita né alle mie necessità creative.

La scrittura richiede da me un tipo di concentrazione intensa e profonda. Quando scrivo, la mia mente si immerge completamente in un processo elaborativo che è nettamente diverso da quello impiegato nelle altre attività quotidiane: è molto più esigente e coinvolgente, richiedendo uno stato di isolamento mentale che trovo solo nel silenzio ininterrotto della notte.

Diverso è quando mi dedico ad attività come il disegno o il lavoro del legno: qui la mia concentrazione si adatta facilmente al contesto circostante. Posso godermi la compagnia della musica, tollerare i rumori di fondo e persino intrattenere conversazioni con altre persone senza che ciò influisca sulla qualità del mio lavoro manuale. Tuttavia, la situazione cambia drasticamente quando passo alla scrittura. In quei momenti, è essenziale per me isolarmi completamente, circondato unicamente dai miei pensieri. 

Alcuni mesi fa, mi sono imbattuto in un articolo che sosteneva che il momento ideale per scrivere fosse al mattino presto, prima ancora di fare la doccia, di cambiarsi il pigiama o di lavarsi i denti.

L’articolo argomentava che a stomaco vuoto, con la mente ancora sgombra dai pensieri quotidiani, si sarebbe nella condizione ottimale per scrivere. Ora, a parte il fatto che io non indosso il pigiama (ho una camera tutta per me e ivi vi alloggio come mamma mi ha fatto), credo che per il mestiere dello scrittore non abbia molto senso quel suggerimento, poiché scrivere di mattina è come cercare di usare il motosega senza la catena tagliente. Manca il mordente esperienziale che può maturare solo durante la giornata.

La ragione per cui molti scrittori — soprattutto quelli considerati “bravi” — preferiscono scrivere di notte, è perché durante il giorno accumulano una serie di esperienze e ispirazioni che poi trasformano in scrittura.

La notte diventa un momento di riflessione e di elaborazione creativa, libero dalle distrazioni del giorno.

Inoltre, l’idea di iniziare a scrivere prima di lavarsi non solo è discutibile da un punto di vista igienico, ma può anche trasformare l’atto della scrittura in una frenetica corsa contro il tempo, piuttosto che in un processo riflessivo e meditato. 

La scrittura non dovrebbe mai essere percepita come una gara contro il tempo, bensì come un’esperienza contemplativa, simile a un lungo bagno rilassante in una vasca idromassaggio o a una seduta di meditazione profonda. 

I veri scrittori trovano nel silenzio della notte l’ambiente ideale per esprimersi: l’assenza di distrazioni e l’atmosfera tranquilla favoriscono un’introspezione più profonda.

La notte diventa un rifugio sacro dove non ci sono impegni da gestire o persone che richiedono attenzione, permettendo all’autore di concentrarsi esclusivamente sul fluire delle proprie emozioni e sull’utilizzo della creatività accumulata durante il giorno per forgiare opere belle ma anche significative.

E tu? Quando trovi il tempo e la concentrazione per scrivere?

1 commento

  1. Annalisa

    Giusta riflessione Carlo. Anche io trovo che la notte, abbia quel fascino e senso di isolamento atto a stimolare pensieri ed attivita’ ad alto tasso di profondita’.

    Rispondi

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