Il pensiero di Flavio Briatore sul lavoro e sui giovani? Anche BASTA, grazie

Flavio Briatore

Scorrendo i reel, mi trovo spesso dinanzi alle interviste o a spezzoni di pensiero di Flavio Briatore. Con una certa costanza, l’illustre imprenditore piemontese esprime il suo disappunto riguardo alla presunta riluttanza dei giovani di oggi a impegnarsi nel mondo del lavoro. Secondo Briatore, durante i colloqui di selezione, questi giovani aspiranti sembrano mostrare un interesse marginale per la retribuzione proposta. Invece, ciò che sembra catturare la loro attenzione è la quantità di tempo libero che potrebbero ottenere dalla posizione offerta.

Briatore, nel sostenere questa sua percezione, costruisce argomentazioni che ruotano attorno a un’idea centrale: la presunta necessità, per lui quasi sacrosanta, di dedicare anni di duro lavoro e sacrificio per guadagnarsi un posto d’onore nel vertiginoso universo del business

Io mi chiedo: perché?

Perché costui deve continuare a riproporre una filosofia di pensiero che a dirla tutta è alla base del nostro malessere sociale e della distruzione di ogni valore umano. Mi interrogo, inoltre, sul motivo per cui si dia ancora spazio a un modo di pensare che, oltre ad apparire desueto, sembra destinato, proprio come il suo precedente stile di vita, a una sorta di auto-condanna.

È di dominio pubblico la recente conversione di Briatore verso la dieta intermittente e un approccio alimentare e di vita decisamente più sano. Ha impiegato 70 anni per scoprirlo. E ora, con la consapevolezza di tale scoperta, ne fa un vessillo di benessere. Ad averlo scoperto prima, no, Flavio? Ne avresti beneficiato per molti più anni della tua vita. Non è così?

Mi chiedo, dunque, perché si debba erigere come dogma un modo di pensare che, in realtà, rappresenta soltanto una delle molteplici vie per raggiungere il benessere e l’autonomia finanziaria? È una visione che, pur avendo le sue radici in un certo contesto storico e culturale, non può e non deve essere considerata l’unica valida.

I giovani di oggi si trovano di fronte a una miriade di sfide, tra le quali quella di comprendere come navigare la vita e intraprendere un percorso di crescita che rispetti e valorizzi la loro profonda natura umana. Senza dubbio, necessitano di solide fondamenta fatte di valori, educazione e disciplina. Tuttavia, ciò di cui NON hanno assolutamente bisogno è l’eco di un passato che insiste nel proclamare che l’esistenza sia un continuo susseguirsi di rinunce e sacrifici. Perché, in verità, la vita è molto di più, e tale visione riduttiva non fa giustizia alla complessità e alla bellezza dell’esperienza umana.

Il sacro compito di un senex, un uomo che ha attraversato le stagioni della vita accumulando saggezza ed esperienza, è quello di illuminare il sentiero della prudenza. È lui che, con la profondità della sua conoscenza, guida l’individuo verso una comprensione autentica di sé, insegnandogli a vivere in simbiosi con la natura e a riconoscere l’essenziale. È fondamentale, infatti, non solo interrogarsi, ma anche perseguire con determinazione momenti di pausa e riflessione, spazi in cui nutrire passioni, immergersi nell’arte, coltivare amicizie e dedicarsi alla meditazione interiore. Questo impegno non rappresenta una mera aspirazione idealistica, bensì costituisce la chiave per una vita pienamente realizzata e per la costruzione di una comunità in fiore.

La Schole dei greci

I grandi pensatori dell’antica Grecia hanno tramandato un prezioso insegnamento che rimane rilevante ancora oggi: il concetto di tempo libero, conosciuto come schole in greco (o “otium” per i latini), era venerato come un’opportunità unica nella vita. Era un periodo sacro, lontano dalle sfide quotidiane del lavoro e delle necessità, dedicato invece all’arricchimento dell’anima.

Aristotele sottolineava che la vera felicità non poteva essere raggiunta senza la “schole”. Era attraverso questo prezioso tempo libero che l’individuo aveva la possibilità di immergersi nella contemplazione, nella ricerca della verità e nell’approfondimento del proprio essere interiore. 

Ridurre il tempo dedicato alla “schole” equivale a ridurre l’essenza stessa dell’essere umano. Perché l’individuo ha bisogno di spazi di libertà e di riflessione per crescere e prosperare. Un uomo o una donna privati di questo tempo prezioso per la scoperta personale e l’arricchimento spirituale sono come uccelli in gabbia, privati della loro natura più profonda: poveri di vita.

Quante stagioni dobbiamo ancora attraversare prima che Flavio, come ha fatto per la dieta intermittente, si avvicini a questa visione e cessi di lodare la ruota del criceto per gli altri? Quanto tempo dobbiamo ancora concedere affinché coloro che amplificano i suoi messaggi giungano alla comprensione che esistono alternative valide e ampiamente collaudate per vivere, lavorare e generare reddito, senza rinunciare al tempo libero?

Magari, i giovani che leggono questo mio pensiero non stanno neanche lontanamente pensando alle mie soluzioni. Forse, sono semplicemente attratti dall’idea di un weekend libero, un momento di sfogo dalla frenesia quotidiana. Tuttavia, è proprio in questo momento che sorge la vera sfida: aprire gli occhi per discernere una realtà che esiste, ma che spesso rimane nell’ombra, oscurata dalle convenzioni di un sistema che perpetua la concezione dell’obsolescenza come regola di vita.

Abbiamo avuto la testimonianza di modelli vincenti del passato, uomini e donne che hanno dimostrato che la vita può essere vissuta in modo diverso. Questi individui hanno scelto di abbracciare una filosofia che metteva in risalto la ricerca della conoscenza, la coltivazione delle passioni, la promozione dell’arte e delle amicizie, e il valore inestimabile del tempo libero. Essi hanno dimostrato che esiste un’alternativa alla corsa senza fine verso il successo materiale, un’alternativa che privilegia la ricchezza dell’anima e la realizzazione personale.

Il sistema contemporaneo, tuttavia, tende a mantenere vive le norme che promuovono una visione dell’esistenza incentrata sulla produzione e sul consumo, ignorando spesso il benessere interiore e l’equilibrio tra lavoro e tempo libero. Ma noi, in questa riflessione, siamo chiamati a sfidare tale sistema, a gettare luce su un cammino diverso, un cammino che ci ricorda che la vita può essere apprezzata in tutta la sua bellezza quando dedichiamo del tempo alla ricerca del nostro io più autentico e alla coltivazione delle nostre passioni. La prova è lì, nella storia, nei modelli vincenti del passato, e spetta a noi abbracciarla e viverla in modo più completo e soddisfacente.

Suggerisco, come sempre, di ascoltare Silvano Agosti:

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