La Voce di Dio nel Content Marketing

Che cos’è la voce di Dio?

Una musica che viene da lontano. Magari, dal tuo lato sinistro. Poche note. Un violino, un flauto, qualche tocco leggero di chitarra. Il rumore dei passi sulla ghiaia. Lo sfondo nero. Il sibilo del vento. E il titolo che appare in sovrimpressione, mentre la musica raggiunge i due lati dell’ascolto e introduce qualche nota ritmica. 

Oppure, un respiro affannato, le scale di un palazzo, una lampadina difettosa, le voci ovattate dei bambini che giocano negli appartamenti. E il rumore improvviso di una zip che si chiude.

Poi, una voce fuori campo che introduce l’argomento.

I documentaristi la chiamano la voce di Dio perché come quest’ultima nella bibbia ebraica appare caratterizzata dall’invisibilità di chi parla e da una certa notevole qualità del suono, allo stesso modo nel documentario, specie quello di tipo espositivo, la voce fuori campo (invisibile) deve avere una retorica e un suono che sappiano essere convincenti e persuasivi. 

Dal mio punto di vista ci sono almeno altri due elementi che rendono la voce fuori campo simile alla voce di Dio:

  1. Le pause narrative
  2. L’alternanza con le voci e con i suoni di contesto

La pause narrative

In un documentario, la storia deve procedere senza fretta. Anche se il video è breve, il ritmo non deve essere quello dei servizi giornalistici. Possiamo avvalerci di elementi visivi, come le immagini, le clip video, le slide, e di elementi audio, come le musiche di fondo, gli effetti sonori, i suoni naturali della ripresa. Tutto ciò ci aiuta a costruire un racconto che non annoi, ma che tenga i tempi giusti perché la mente di chi ascolta possa elaborare le emozioni suscitate.

L’alternanza con le voci e con i suoni di contesto

Questi elementi possono entrare in gioco, anzi, talvolta devono farlo per creare o mantenere il mood della storia. Se parlo di un gelato artigianale, faccio entrare nel video i rumori del laboratorio, del frullatore, persino il fruscio dello zucchero che fuoriesce dal pacco, assicurandomi che la voce narrante ogni tanto faccia le sue pause perché il contesto possa emergere.

Allo stesso modo, se documento la crescita di un disagio sociale, e realizzo qualche girato nei pressi della metropolitana o nei quartieri periferici di una città, è nel mio interesse filmico lasciare spazio ai suoni autentici del traffico o di un uomo che chiama il taxi o di una donna che passa parlando al telefono o del rumore della città. Non solo per documentare il contesto ed enfatizzare le sensazioni del momento, che è uno degli scopi principali del mio lavoro, ma anche per creare il giusto contrasto con la voce narrante che proprio per questo assumerà, nella qualità curata delle sue riprese e delle sue frequenze, la parvenza persuasiva della voce di Dio.

I rumori e i suoni di contesto sono formidabili elementi ipnotici. Per qualche strana ragione, non è eliminandoli che si raggiunge la qualità del video, ma usandoli con intelligenza al punto giusto.

Guarda questo video per capire il fascino dei rumori… e del silenzio.

La voce di Dio sulle labbra di chiunque

La voce di Dio non obbliga a usare contenuti divini. Non servono testi biblici o aulici o di elevata dialettica. E di conseguenza non serve che l’invisibile narratore rimandi anche solo con il pensiero a un personaggio di alta classe sociale o accademica o filosofica.

La voce di Dio può essere pronunciata da chiunque e da qualsiasi ruolo sociale o professionale; da un bidello, da un portantino, da un salumiere o da un operaio. Quello che importa è che nella storia che racconti quella voce sia la voce narrante, quella cioè a cui affidiamo il compito di convincere o educare o trascinare, e per questo facciamo di tutto perché abbia il miglior suono possibile e un’enfasi privilegiata. 

Nel corto “C’era una volta il cinema”, de I Licaoni, i pensieri di un macchinista, che durante il video emergono attraverso la voce fuori campo, sono espressi in dialetto romano con qualche parolaccia di rinforzo. Ma sono raccontati con la voce di Dio. Guarda e capisci perché.

Voce e musica

Per esperienza, una voce registrata a freddo, semplicemente leggendo il testo, seppure sforzandosi di immaginare la migliore interpretazione possibile, non rende come una voce registrata sulle note di un brano di fondo che viene scelto per caratterizzare il mood del video.

Non è facile registrare con la musica in esecuzione. Ma puoi ascoltare la musica e immaginare la tua interpretazione, per poi eseguirla a musica spenta.

Le note creano vibrazioni ed emozioni. Emozionati, prima di registrare. Avvicinati al microfono solo quando senti di vibrare nel modo giusto con la musica di background. La tua sensibilità farà il resto.

Guarda questo video. C’è la voce di Gloria Restuccia che cambia in base alla musica usata. Ovviamente, la musica è stata scelta per creare il giusto mood a seconda del video.

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