Bloggare a 50 anni? Non sono i soldi a motivare questa scelta, ma qualcosa di più importante

Bloggare a 50 anni

Fra un paio di settimane compio 50 anni. Le mie sensibilità rispetto al mondo che mi circonda sono cambiate parecchio. Non capita improvvisamente. È un processo graduale che si innesca in modo naturale con il verificarsi di eventi ineluttabili, come può essere per esempio la dipartita di un genitore.

Il lutto in quanto tale è un evento drammatico che può vivere chiunque, improvvisamente, e indipendentemente dall’età. Ma a 50 anni devi fare i conti con la realtà. Non c’è nulla di improvviso, oramai. È solo l’ordine naturale delle cose. I tuoi genitori sono anziani. E lo sono anche tutti coloro che hanno fatto parte della tua infanzia felice. Il primo ad andarsene crea il trauma dell’inaspettato, ti devasta completamente, ma diventa anche il campanello d’allarme per il nuovo ciclo di vita a cui stai per andare incontro.

È arrivato il tempo in cui una chiamata dal paese con quel numero di casa, l’unico che ancora ricordi a memoria, ti fa arrivare il cuore in gola. La logica ti suggerisce di stare calmo. E apparentemente rispondi con l’aplomb di un concierge. Ma l’inconscio non dimentica il dolore che hai già vissuto, e resta vigile sullo sfondo insieme alle paure che oramai stazionano stabilmente nel tuo cuore.

Ti accorgi di essere giunto in questa fase della tua vita, sconosciuta ai giovani, dove un vecchio brano di Claudio Villa o di Massimo Ranieri possono risucchiarti in vortice tremendo di ricordi e nostalgie, senza che tu abbia alcun potere per impedirlo. 

E allora ti ritrovi per casa, da solo, nel silenzio della notte, con lo sguardo perso nel vuoto di una finestra che per alcuni istanti non mostra più i terreni del vicino o le luci della città, ma scene confuse di un passato e di un futuro che si fondono nel bisogno umano, ancestrale e profondo, di aggrapparsi a qualcosa per tornare a essere il giorno dopo l’uomo di sempre.

Ma l’uomo di sempre non esiste. A 50 anni, se la vita ti ha messo a dura prova sin da subito, sei cresciuto tanto, troppo velocemente, forse, e nulla di quello che eri anche solo un decennio prima si riflette nella tua nuova visione del mondo e della vita.

Le ambizioni cambiano. E con esse, gli obiettivi. Vanno rimodulate le forze. Devi fare i conti con quello che hai costruito e con quello che puoi ancora realizzare, senza però sacrificare più nulla di ciò che veramente conta in questo scorcio di viaggio di ritorno a casa.

Ecco perché le motivazioni di un blogger cinquantenne sono completamente diverse da quelle che spingono i giovani a bloggare o a usare il web per costruire un business.

No, non bestemmio più

Qualche giorno fa, un mio amico venne a darmi una mano per delle riparazioni in casa. Improvvisamente, mentre smanettava con i tubi, un fiotto d’acqua ci travolse, bagnandoci il viso, i capelli e i vestiti. Lui bestemmiò. Ma si rese conto di aver perso il controllo in mia presenza. Si scusò, e mi chiese se anche io usavo bestemmiare in situazioni difficili. Sorrisi. E gli risposi “no, non più”.

Quello che intendo dire è che, seppure ciascuno viva la propria evoluzione in base ai tempi e alle esperienze personali, la stessa (evoluzione) è inevitabile. Se non è a 50, è più avanti. Ma quando arriva, ti cambia. E se ti cambia è perché sono già cambiate le tue priorità in modo irreversibile. E a sorpresa ti accorgi che la spiritualità ha preso un posto di rilievo.

Ecco, qui succede un’altra cosa strana. Quando la spiritualità entra nella tua vita, e in essa senti il bisogno di rifugiarti per affrontare meglio le paure di questa fase, tutto quello per cui hai lavorato nella vita, la ricchezza, la fama, la notorietà, appassiscono come fiori di zucca sfiniti dalla grandine.

I soldi servono per vivere. Servono per comprare il cibo, il calore, le cure, la formazione ecc. Servono per preservare la dignità e l’indipendenza. E quando sai come produrli con intelligenza, quindi fuori dalla gabbia del criceto, servono anche a regalarti quella libertà di cui abbiamo un bisogno profondo proprio per poterci dedicare a noi stessi e alla nostra evoluzione, alla nostra crescita.

Ma sono solo uno strumento per uno scopo. Come un cacciavite o un motosega o una sedia. La differenza tra chi vive nel “prima” e chi vive nel “dopo” è la stessa di chi vede i soldi come uno scopo e chi invece come uno strumento.

No, io non bestemmio più. Non credo abbia senso oltraggiare o maledire il nome di un santo o la figura di Cristo solo per apparire veramente incazzati rispetto a determinate circostanze.

Alcuni bestemmiano per abitudine, più che per cattiveria o insolenza. È una specie di catarsi emotiva illusoria con cui si cerca di ridurre il carico di stress che sopraggiunge con la rabbia o con la frustrazione, anche se spesso produce l’effetto contrario. Come i bambini che dicono le parolacce, senza neanche conoscerne il senso, talvolta. Ma se ancora lo fanno, se ancora prevale la cattiva abitudine di imbruttire il contesto con imprecazioni e bestemmie, aumentando la tensione, il senso di violenza e il cortisolo, invece di cercare rifugio nella serenità, nell’amore e nella saggezza, vuol dire che il cambiamento non è ancora avvenuto. 

Non si tratta di trasformarsi in piccoli Gesù. Siamo tutti esseri umani con i propri limiti emotivi. Ma le cattive abitudini possono essere rimpiazzate da quelle più sane. La preghiera, per esempio, è una buona abitudine che indipendentemente dalle credenze religiose crea stati di calma e benessere.

Va da sé che un uomo abituato (e cioè allenato) a indursi stati di calma è decisamente più saggio e spirituale di un uomo abituato a indursi stati di rabbia. Credo che sia anche più conveniente per ciascuno cercare la prima soluzione, piuttosto che la seconda.

Tutto questo ci porta al vero obiettivo di un cinquantenne consapevole. Non i soldi, e neanche la fama o la gloria, ma la felicità che deriva dalle relazioni.

Lo studio Grant

Si tratta di uno dei più grandi studi longitudinali sulla felicità, avviato nel 1938 e ancora in corso oggi. Uno studio longitudinale è uno studio nel quale lo stesso campione di partecipanti viene studiato per un lungo periodo.

Lo studio ha coinvolto un gruppo di 724 uomini che sono stati selezionati quando erano studenti universitari alla Harvard University. Il Grant Study è stato condotto di pari passo con il “The Glueck Study”, che includeva un secondo campione di 456 giovani residenti nei quartieri svantaggiati di Boston tra il 1940 e il 1945.

Nel corso degli anni, i partecipanti sono stati sottoposti a vari test, interviste e questionari sulla loro salute, il loro benessere e la loro felicità.

La scoperta sorprendente è che le nostre relazioni e quanto siamo felici nelle nostre relazioni hanno una forte influenza sulla nostra salute“, ha dichiarato Robert Waldinger, direttore dello studio, psichiatra presso il Massachusetts General Hospital e professore di psichiatria presso la Harvard Medical School. 

Ha poi aggiunto: “Prendersi cura del proprio corpo è importante, ma anche prendersi cura delle proprie relazioni è una forma di cura di sé. Questa, penso, è la vera rivelazione.”

Sono i rapporti interpersonali, più del denaro o della fama, ciò che rende felici le persone per tutta la vita. Questi legami proteggono le persone dalle difficoltà della vita, contrastano il declino mentale e fisico e sono i migliori predittori di vite lunghe e felici. 

Molto più importanti rispetto alla classe sociale, al quoziente intellettivo o persino al patrimonio genetico

Questa scoperta si è rivelata vera per l’intero campione, sia gli studenti di Harvard che i partecipanti dei quartieri disagiati di Boston.

Bloggare per vivere

Quando ho scelto il titolo del mio nuovo corso (in uscita per fine mese), e cioè «Bloggare per vivere», mi sono ispirato esattamente a questa nuova visione del mondo che subentra nella vita delle persone che cambiano.

Bloggare a 25 o a 30 anni significa cercare la formula della ricchezza. Bloggare a 50 anni (o quando ci rendiamo conto di quello che siamo su questa terra), significa cercare la formula per vivere.

E a quanto pare si vive meglio (e di più) non perché controlliamo la glicemia, il colesterolo o l’ipertensione, ma grazie alla percezione che noi abbiamo della qualità della nostra vita affettiva.

Riguardo al blogging, lo strumento è il medesimo. Ma c’è una differenza abissale tra noi cinquantenni e gli altri. Cambiano le motivazioni. Se il blog genera guadagni automatici, per un giovane è importante moltiplicare tale fattore, perché un giovane vuole il massimo economico, e impegna tutto il suo tempo per tale scopo; per un cinquantenne è importante invece ricavarne la giusta libertà economica e di tempo, un tempo che non impegna per moltiplicare ossessivamente i suoi guadagni, ma per coltivare relazioni sincere e circondarsi di amore.

Alzarsi al mattino, fare colazione con calma, prendersi cura dei figli, del partner, degli amici, dei fratelli, dei genitori, dei propri compagni pelosi, avere tutto il tempo che serve per fare una telefonata che non sia solo di circostanza, ma una vera e propria sessione di inciuci e risate, e avere nel contempo un sistema che genera il tuo reddito, mentre tu sei impegnato semplicemente a vivere e a curare le tue relazioni… questo è il senso di «Bloggare per vivere».

1 commento

  1. Rosanna

    Per capire che rincorrere fama e ricchezza non è la chiave per vivere più felici e più a lungo bisogna necessariamente aver vissuto almeno mezzo secolo di vita e di esperienze.

    E’ inevitabile il cambiamento interiore. Le aspettative e le priorità cambiano, e molte cose a cui in gioventù davamo tanta importanza all’improvviso diventano quasi futili.

    Però una cosa è certa: arrivati a un certo punto della vita sentiamo il bisogno di dedicarci solo alle cose che veramente contano. Il punto è se siamo nella condizione di potercelo permettere.

    Non vedo l’ora di scoprire cosa ci hai preparato per il webinar del 31 Marzo.

    Buona vita Carlo.

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Carlo D'Angiò

Autore. Speaker. Publisher. Consulente. Coach. Podcaster. Esperto di blogging business e online marketing, di comunicazione grafica e video.

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