Il crollo del sistema pensionistico italiano: come sopravvivere fuori dal sistema

Prima di entrare nel merito delle pensioni e di capire cosa sta succedendo, mi si lasci dire che questa tipologia di articoli non è per tutti. Dobbiamo prendere atto di una realtà drammatica ma immutabile che riguarda l’incapacità della gran parte delle persone di pensare a una vita libera fuori dal sistema.

Più passano gli anni e più si assottigliano i margini di manovra – che ancora esistono, attenzione – per rimettersi in carreggiata con il piede giusto. 

Se nel 2005 chiunque aveva tutto il tempo del mondo per leggere, studiare, capire, e riqualificarsi per i nuovi mercati, oggi quel tempo è al suo lumicino storico. È come lo spazio per la rincorsa prima del salto: quando c’è, hai tempo per concentrarti, coordinarti, prendere velocità, potenza, e nel contempo prepararti mentalmente al gesto atletico. Se invece scarseggia o manca del tutto, devi saltare a fermo, con i rischi che questo comporta.

Del resto, se non salti, sarai comunque travolto dalle lame della tecnologia e messo fuori mercato. Non puoi sfuggire a questo fenomeno, neanche se passi le tue giornate a studiare atti segreti o a formare elenchi sempre più lunghi delle criticità della tecnologia.

Se tutto questo ti appare come un’odiosa esagerazione, continua tranquillamente a non fare niente. Chi lo sa!? Magari, è un buon modo per soffrire di meno.

C’è da capire che io non posso colmare i vuoti decisionali di chi per anni è stato costantemente allertato sull’emergenza sociale, economica e antropologica che sta travolgendo l’umanità, ma non ha mai mosso un solo dito per iniziare la sua preparazione. Non posso in alcun modo trasfondere conoscenza e coscienza nelle menti di chi ha ostinatamente mostrato irriverenza, insofferenza, indolenza nei confronti della preparazione al cambiamento.

Ma questo non mi impedisce di continuare a scrivere per coloro che invece mi seguono con attenzione e leggono i miei contenuti con il dovuto rispetto. Costoro sanno di cosa parlo, connettono le informazioni del dopo con quelle del prima, ricostruiscono la logica di ragionamenti iniziati anni addietro e sono focalizzati sui punti chiave di ogni mio intervento.

Per questo motivo, non perdo più tempo con chi ha avuto tempo e lo ha sprecato. Mi sembra più saggio portare a compimento i percorsi iniziati. Mi sembra più saggio continuare a stringere la mano a chi si è impegnato in questo percorso, cercando di prepararsi nel modo migliore al cambiamento necessario.

Detto questo, vediamo cosa sta succedendo alle pensioni in Italia.

L’allarme del presidente Tridico

Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, nel corso di un convegno sulle disuguaglianze salariali ci ha fatto sapere che c’è un gap tra le entrate e le uscite. Questo significa che a breve potrebbero saltare le pensioni.

Perché?

Perché le pensioni in Italia sono pagate dai contributi. E fino a quando le entrate contributive, con tutta la creatività finanziaria di questo mondo, riescono a coprire le uscite pensionistiche, il problema non si pone. Ma quando le entrate sono inferiori alle uscite, quando cioè i contributi incassati non coprono la spesa pensionistica, comincia a formarsi un buco finanziario che con il passare dei mesi diventa una voragine profonda e insanabile.

Ecco il rischio di cui ha parlato Tridico, spiegando le ragioni di tale buco. In buona sostanza, le pensioni sono state rivalutate per adeguarle all’inflazione. Il che significa che l’INPS paga di più rispetto a prima.

Per mantenere l’equilibrio, però, è necessario che anche le entrate, e cioè i contributi, siano maggiori rispetto a prima, almeno nella medesima misura dell’aumento delle pensioni. Ma a quanto pare, le entrate non sono aumentate. Le retribuzioni non sono state adeguate all’inflazione. Inoltre, si riduce sensibilmente ogni anno il numero dei lavoratori occupati da cui l’INPS attinge per coprire le pensioni.

Vecchi salari e posti di lavoro cancellati dalla tecnologia stanno creando la combinazione perfetta di uno tsunami previdenziale senza precedenti nella storia.

Il commissariamento dell’INPS

In tutto questo c’è un altro fatto che assume un rilievo significativo per i nostri ragionamenti. Agli inizi di maggio, il governo ha deciso di commissariare sia l’INPS che l’INAIL. E fin qui nulla di strano. È già capitato altre volte infatti che un governo abbia deciso di commissariare un ente pubblico per rimuovere la vecchia dirigenza e sostituirla con figure più vicine alla sua visione politica.

Ma nel caso di Tridico si coglie tra le righe la necessità di una strategia urgente di recupero dei soldi per finanziare le pensioni.

Perché?

Il mandato di Tridico scade il 22 maggio. Pochi giorni ancora e ci sarebbe stato un nuovo presidente. Perché tutta questa fretta?

La mia ipotesi (ed è solo la mia ipotesi) è che la rimozione urgente di Tridico abbia a che fare con il reddito di cittadinanza da cui credo il governo voglia in extremis tentare di recuperare soldi per riempire il buco di cui parlavamo prima.

Tridico, infatti, è uomo del movimento 5 stelle che ha voluto fortemente il reddito di cittadinanza. La sua rimozione equivale a una presa di posizione netta, culturale e ideologica, di questo governo contro il reddito di cittadinanza. Ma anche finanziaria, perché quei soldi servono per altre emergenze.

In parole più semplici, stanno raschiando il fondo ancora una volta. Il sistema è al collasso. La struttura socio-economia su cui per molti anni si è retto il meccanismo previdenziale non esiste più. Mancano proprio gli stakeholders del mercato previdenziale. 

Una bomba che sta per esplodere

Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire alla nazione che è finita. E per questo servono nuove soluzioni. Ma lo Stato è un carrozzone enorme che si muove lentamente. I soldi che entrano con tasse e contributi servono alla vita stessa dello Stato, e per questo nessuno può pensare di premere il tasto “Stop”. Ma mentre la gente paga i contributi secondo le regole dello Stato, lo Stato non pagherà le pensioni, tradendo proprio le sue stesse regole.

Sia chiaro, non è colpa della Meloni o dei 5 stelle, nel senso che nessuno dei governanti vorrebbe trovarsi a gestire una crisi di tale portata. Meglio pagare le pensioni e andare avanti senza problemi. Questa però è una bomba a orologeria che arriva da lontano e che oggi semplicemente sta per esplodere nelle mani di chi si trova al governo.

Quelli di Davos lo sanno, e stanno già lavorando a delle soluzioni per eliminare le pensioni definitivamente. Ne ho parlato in questo podcast dove trovi anche l’articolo del WEF sulla necessità di interrompere il nostro approccio alle pensioni.

Fuori dal sistema

Il sistema sta collassando nella sua totalità. Pensioni, banche, scuola, sanità… è come un grattacielo che crolla a pezzi. L’idea di Klaus Schwab, il grande reset, è proprio quella di accelerare il processo di crollo per poi ricostruire il palazzo del mondo con nuove regole e con una nuova ingegneria sociale e civile. Questo comporta delle perdite? Qualche danno collaterale? Qualche miliardo di vite spezzate? Pazienza! È il prezzo del cambiamento… che oltretutto rende il disegno di Davos ancora più avvincente per i suoi psicopatici ideatori.

Tutti si chiedono come si possa sopravvivere a una tale angosciante trasformazione del mondo.

La mia risposta è sempre la stessa: fuori dal sistema. La tua vita sarà decisamente migliore e più sicura, se hai la possibilità di finanziare la tua libertà senza dipendere dal sistema, senza la sua mediazione.

Devi scambiare valore con la gente. Il tuo unico punto di riferimento sono gli altri come te, le persone. Ma devi possedere valore, competenze, skill, abilità, esperienza, qualcosa che gli altri siano disposti a pagare per avere.

Puoi scambiare il tuo valore con i soldi degli altri attraverso un blog. E organizzare i processi in modo automatico o semi-automatico.

Ciò produrrà un primo grande beneficio: la libertà di tempo. Hai bisogno di tempo per organizzare la tua protezione, la tua sicurezza, la tua indipendenza non solo economica, ma anche energetica e alimentare. Ne parlo nel mio modulo “prepping”.

Ed ecco uno dei punti nevralgici per cui ho ritenuto necessario scrivere la premessa. A chiunque venga in mente di replicare 

Non è sostenibile quello che dici, perché io ho sempre fatto il mio lavoro (insegnante, scaffalista, poliziotto, impiegato di banca, operaio, barista ecc.) e non vedo come possa essermi utile la tua visione della cosa…

rivolgo la risposta insita nella premessa: non è un problema mio. Non scrivo per tutti. Non tutti possono usare le informazioni che scrivo. Non tutti hanno più il tempo di predisporsi a questo cambiamento ineluttabile. Scrivo solo per chi può usare le mie informazioni, avendole assorbite ed elaborate nel corso del tempo.

Fuori dal sistema non c’è la salvezza eterna, ma c’è una vita più libera, più lunga e più dignitosa di quella che stanno confezionando per i nuovi criceti delle gabbie globaliste.

Prepararsi al cambiamento significa prepararsi alla partenza, ovvero, all’abbandono della cella sistemica, o se preferisci, della caverna di Platone, per trasferirsi nel mondo esterno, selvaggio, ribelle e nuovo (per te), ma libero da vincoli e catene che presto non sarai più in grado di sopportare.

Il blog e la terra. Ricorda.

Il blog e la terra.

Quando non pagheranno più le pensioni a chi pensava di averne diritto, molte cose del mondo saranno cambiate così profondamente che un blog avviato e un pezzo di terra potranno conservare intatta la tua dignità di vivere e morire a modo tuo, e non secondo i piani di un gruppo di psicopatici.

E se non ho un pezzo di terra? Lo prendi in affitto.

1 commento

  1. Jenny

    Ottima analisi Carlo, c’è un’altra cosa da dire: l’INPS ormai sta andando a rotoli da anni anche a causa della fusione(per evitarne il fallimento) con l’Inpdai, la cassa dirigenti che paga le pensioni dei”paperoni”tanto per intenderci (e quindi un pozzo senza fondo) e l’inpdap, la cassa pensionistica dei dipendenti pubblici, che eroga anche le baby-pensioni.
    Quindi è chiaro che oramai in questo grande”schema Ponzi”restano solo le briciole e tra poco neppure quelle …
    Condivido pienamente il tuo discorso del crearsi il prima possibile una indipendenza dal sistema, cosa che richiede sicuramente moltissimo impegno, conoscenza e volontà, ma che bisogna sforzarsi in tutti i modi di fare!

    Rispondi

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