L’innominato e l’Angelo

Angelo Custode

E infine ho disertato.

Ho disertato la guerra, le notizie, le parole, i pensieri della guerra. Perché tentare di opporsi alla guerra, pur su un piano riflessivo e dialogico, era restarne ingaggiata, compromessa.

La diserzione di un soldato che scappa fra i boschi e vive dei piccoli gesti di solidarietà di altri umani, un giaciglio in un fienile, un pezzo di pane, una scodella di minestra, una coperta, un sorriso, prima di riprendere il viaggio.

Può sembrare vigliacco solo se si rimane nella logica della guerra ma se la si rifiuta, se si rifiuta la guerra con la sua logica e le sue regole, la diserzione è non solo l’unico gesto possibile ma anche il solo eroico, il solo autenticamente rivoluzionario e generativo.

Ho disertato la guerra e quella organizzazione del mondo che la genera e la alimenta.

Ho disertato il lavoro dipendente, le sue costrizioni e le miserie umane che umiliano l’intelligenza e lo spirito.

Ho disertato la vita in città, la bruttura e l’insalubrità costante e diffusa in cambio di un aperitivo o di una mostra o di una corsetta in un ritaglio di verde soffocato dallo smog.

Ho disertato un’idea di salute fatta di ripetuti controlli preventivi, svolti non per stare bene ma per battere sul tempo gli effetti di una vita che prima o poi, ineluttabilmente, farà ammalare.

E me ne sono venuta a vivere in un posto bellissimo, di una bellezza che cura, dove si vive con poco, dove si vive di relazioni buone.

Un posto dove la vita è nel contempo incredibilmente semplice e profondamente seria.

Semplice e seria, come la pace.

Come la salute.

Come la serenità.

Nei Tarocchi c’è un Arcano spaventoso, è l’Arcano 13, L’ Innominato.

Raffigura uno scheletro con la falce e simboleggia i cambiamenti violenti, il conflitto, la paura, la morte.

La guerra.

Ma l’Arcano successivo, il numero 14, è Temperanza, simbolo di cura, di pazienza, di presenza, di amorevolezza.

L’ Angelo custode.

È come se Temperanza dicesse, a chi sta vivendo il terrore del conflitto e della morte de L’Innominato, “Non avere paura, veglio si di te, mi prendo cura di te”.

Prendersi cura amorevolmente del bello e del buono è l’unico gesto autenticamente e utilmente pacifista che riesco ad esprimere in questo momento.

Tutto il resto mi ha logorato e pertanto lo rifiuto, ad ogni livello.

Vivo in un posto bellissimo, e nella mia casa ogni disertore potrà trovare un giaciglio, una scodella di minestra, una coperta, una sosta lungo quel viaggio che porta verso esperienze nuove e autenticamente umane .

Ai pazzi che ballano sull’orlo del baratro al ritmo dei tamburi di guerra, non ho più niente da dire.

Non è la mia musica, non è la mia danza.

C’è un silenzio interiore profondo e vasto che è il più sicuro dei rifugi.

C’è un Angelo custode che sussurra, a chi ha guardato in faccia L’Innominato, “Non avere paura, mi prenderò cura di te”.

1 commento

  1. Rosanna

    E’ un po’ come lasciare andare la zavorra …

    Buona vita Elena

    Rispondi

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